Qualche anno fa, il giorno di Natale, ad un certo punto della giornata mia nonna iniziò a raccontarci dei giorni della guerra. Lo ricordo come fosse ieri. Le persone anziane spesso hanno la capacità rendere fisici i ricordi. Sembra che li puoi toccare. Cosi fu anche quella volta. Noi eravamo zitti e immobili ad ascoltare la voce commossa di una donna anziana che raccontava dei giorni in cui Roma era occupata dai Nazisti, dopo l’8 settembre.
Ci parlò di come presero suo padre Renzo. Era primavera, a Passeggiata di Ripetta, a Roma, nella zincografia di famiglia dove, fra le altre cose, veniva stampato un foglio clandestino di resistenza.
Vennero dei soldati, delle SS e dietro di loro uno degli operai, quello che aveva parlato, quello che doveva identificare la persona da arrestare. Anche lui era stato picchiato per ottenere il racconto: non si andava per il sottile a Roma in quel periodo.
Presero Renzo e lo fecero uscire senza nemmeno dargli la possibilità di mettersi una giacca. Uscì con il basco che portava mentre lavorava e il grembiule da lavoro.
Mia nonna era sola in quel momento, stava tornando in officina da da una commissione che era andata a fare e assistette all’arresto da lontano: era il 16 marzo 1944.
Renzo lo portarono a via Tasso dove le SS avevano allestito una prigione per torturare i prigionieri politici. Oltre 2000 prigionieri passarono da li. Una testimonianza che ho letto tempo fa del Medico di via Tasso racconta che Renzo Giorgini era stato reso cieco dalle SS a furia di botte.
Questo avvenne intorno alle metà di marzo del 1944. Poi la storia entrò con prepotenza in questa vicenda già tragica di per sé e travolse tutti.
Il 23 marzo, attentato a via Rasella, 33 soldati tedeschi uccisi e la richiesta di Hitler di uccidere dieci italiani per ogni tedesco.
Tutto si concluse in 24 ore. Fu un lavoro frenetico per raggiungere nel più breve tempo possibile i 330 nomi da sacrificare per onorare questa vendetta e molti, naturalmente, vennero presi da via Tasso.
Nei 335 uccisi, perché un errore di conteggio portò alla morte di cinque persone in più rispetto alla macabra proporzione di 10 a 1, c’erano naturalmente oppositori, ebrei ma anche senza tetto e delinquenti comuni.
C’era anche il mio bisononno. Renzo Giorgini, industriale romano e oppositore al nazifascismo che naturalmente non ho mai conosciuto se non nei racconti vividi e commossi di mia nonna.
Domani penserò a lui e a lui ho dedicato questa canzone “Roma occupata”